Il giorno 18 ottobre 2023 il Giudice Indagini Preiminari ha respinto l'opposizione all'archiviazione del procedimenti per malattie professionali avanzato da lavoratori della MITENI e dalla CGIL. In allegato trovrete la sentenza, ho cancellato i nomi per ragioni di privacy.
La vicenda non è quella relativa all'inquinamento delle falde con Acido Perfluorottanoico solfonato, ma quella di insorgenza di malattie professionali tra i lavoratori della MITENI (produttrice del PFAS); le concentrazioni ematiche riscontrate in tali lavoratori erano fino a 400 volte quelle rilevate nell'acqua potabile della zona inquinata; per chi legge l'ordinanza segnalo un possibile errore dell'estensore quando parla di microgrammi; trattasi di nanogrammi, ossia di milionesimi di grammo.
Il giudice ha emesso una sentenza esemplare per contenuto scientifico e giuridico; nella prima parte esclude dal dirirro a ricorso i lavoratori in cui il rilevamento del fattore di rischio è precedente ai tempi di prescrizione. E' questa una contraddizione normativa non da poco perchè in una situazione in cui il medico di fabbrica, pur in assenza di indicazioni precise, aveva indagato sui PFAS e sulle conseguenze degli stessi, per il fatto di averlo fatto troppo in anticipo vede i lavoratori privati del diritto di accedere ad eventuali benefici.
Il Giudice, tuttavia, non accantona tali lavoratori, ma valutando i rischi e le patologie degli ammissibili al ricorso si volge all'indietro considerando anche i non ammessi.
Il Giudice, sulla base di numerose perizie ampiamente citate, conclude che:
Per la prima volta, all'interno di un procedimento giudiziario, il rischio viene trattato in maniera scientifica. Nasce allora una domanda: se per soggetti con esposizioni di 47.000 nanogrammi non si riscontrano conseguenze sanitarie gravi di cosa stiamo parlando per soggetti esposti a 100-200 nanogrammi?